Alkan, Charles-Valentin (1813-1888)

di Bruno Fraitag

Charles-Valentin Alkan (30 novembre 1813 – 29 marzo 1888), compositore e musicista precoce come Mozart, dotato di una tecnica solida come Liszt, amico di Chopin (che, alla sua morte, gli lascia « in eredità » i suoi allievi ), è sempre stato riconosciuto come un pianista senza pari nella tradizione dei grandi virtuosismi dell’epoca romantica.

Alkan è nato e morto nella fede ebraica. Con i suoi fratelli e sorelle, nati Morhange, prende come cognome il nome ebraico di suo padre e diventa Charles-Valentin Alkan maggiore. Conoscendo molte lingue antiche (ebraico, latino, greco, siriaco), traduce l’Antico, ma anche il Nuovo Testamento. Scrive a un amico ebreo tedesco, Stephen Heller, che è meglio essere ebreo per capire bene il Nuovo Testamento… ma distrugge la sua traduzione. Ha in programma di mettere in musica la Bibbia, ma non inizierà mai.

Raramente si esibisce in concerto e si fabbrica una solida reputazione di misantropo, soprattutto dopo il suo insuccesso nel 1848, quando cerca il posto di insegnante di pianoforte al Conservatorio, posto che è infine assegnato a Marmontel. Tuttavia è un rinomato pedagogo e si guadagna da vivere dando lezioni.

Collabora in modo intermittente con il Concistoro per la trasformazione e l’unificazione della liturgia, ma non compone in tutto che 2 brani propriamente liturgici su richiesta del chazan Samuel Naumbourg (Ets Khayim e Hallelujah[1]Delle registrazioni e degli spartiti possono essere consultati presso l’Istituto Europeo di Musiche Ebraiche). Accetta l’incarico di organista della sinagoga di rue Notre-Dame de Nazareth (la prima delle grandi sinagoghe erette a Parigi nel XIX secolo, prima di quelle della Vittoria, Tournelles, Buffault, ecc.), per… dimettersi pochi giorni dopo ! Scrive una raccolta di Preghiere per organo, alcune con un testo ebraico in evidenza, ma questi brani, per il resto di grande successo, sono delle composizioni libere tanto quanto delle preghiere. Scrive una Parafrasi sul Salmo 137 (Al N’harot Bavel), ma gli dà il titolo latino di Super flumina Babylonis, e l’opera è dedicata ad un abate. Anche le parole del suo Salmo 41 sono in latino.

Scrive brevi Melodie ebraiche, ma la prima (Adon Olom Acher Moloch, in pronuncia ashkenazita) porta le parole Andon Ôlom, Anschér molac’h, senza che nessuno sappia molto bene, Alkan non scrivendo nulla a caso, la causa o l’origine di queste modifiche. La terza è una melodia… senza parole, per organo, su un tema che la musicologa Anny Kessous-Dreyfus ha dimostrato essere già stato utilizzato da Benedetto Marcello, compositore veneziano del Settecento, cristiano interessato alla liturgia ebraica. Queste melodie sono dedicate inoltre ad un’aristocratica russa, Zina de Mansouroff, di cui non sappiamo nulla (probabilmente una allieva, forse un’amante?), tranne che sarebbe diventata dama di compagnia della zarina, una funzione che aveva poco da fare con la melodia ebraica.

Alkan cita il profeta Michea all’inizio del 3° movimento (adagio) della sua Grande Sonata per pianoforte e violoncello, senza dubbio la sua opera più compiuta, e apparentemente perfettamente profana. Questo 3° movimento è scritto in do maggiore, chiave meditativa che si trova in Ets Khayim.

Alkan muore nel 1888, schiacciato dalla sua biblioteca mentre vi cerca il Talmud, secondo una tenace leggenda, probabilmente falsa, ma appropriata al nostro grande uomo. È sepolto nella sezione israelita del cimitero di Montmartre la domenica di Pasqua…

Nel suo testamento lascia una parte dei suoi beni a suo figlio naturale Elie Miriam Delaborde ed al fratello minore Napoléon Alkan (entrambi pianisti di alto livello), e prevede una rendita per un concorso annuale di cantate su temi biblici, concorso che non vedrà mai la luce del giorno.

Ulteriori informazioni su Charles-Valentin Alkan
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References
1 Delle registrazioni e degli spartiti possono essere consultati presso l’Istituto Europeo di Musiche Ebraiche

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