Samy Elmaghribi, il suo nome di nascita è Salomon Amzallag, nasce il 19 aprile 1922 a Safi in Marocco, un giorno piuttosto simbolico. Dice ad un giornalista canadese: “Sono nato sotto il segno del canto, il settimo giorno di Pessah, il giorno in cui il popolo ebraico è uscito dall’Egitto. Ora, secondo la tradizione giudeo-sefardita, Moshe Rabbenu cantò quando gli ebrei attraversarono il Mar Rosso. L’ottavo giorno della mia nascita, mio padre aveva invitato delle Shikhat, cantanti femminili, a cantare melodie popolari vicino alla mia culla”.
Salomone è il più giovane dei tre figli di Farha e Amram Amzallag. Nel 1926 la famiglia si trasferisce a Rabat e il giovane Samy si interessa rapidamente alla musica arabo-andalusa.
Si narra che all’età di 7 anni si sia fabbricato un mandolino, con i fili di lino che raccoglieva nella sartoria del padre sarto. Impara a suonare l’oud da solo ed inizia a frequentare i musicisti del quartiere ebraico di Rabat ed a cantare alla sinagoga e alle feste familiari.
All’età di 14 anni, dopo la morte di sua madre, Samy e la sua famiglia si trasferiscono a Salé. Studia prima all’Alliance Israélite, poi perfeziona la sua arte musicale al Conservatorio di Casablanca. E’ finalmente all’età di 20 anni che lascia il suo posto di direttore commerciale per consacrarsi unicamente al canto ed alla musica.
Nel 1948, il suo primo successo Loukane Elmlayin (Ah, se fossi milionario) lo spinge ad andare a Parigi dove incide la sua prima registrazione con Pathé Marconi.
Nel 1950, tornato in Marocco, suona con la sua orchestra i Samy’s Boys.
Salomon Amzallag, la cui notorietà cresce in Marocco, si stabilisce a Casablanca e adotta il suo nome d’artista Samy Elmaghribi, Samy il Magrebino. Vi crea la sua casa discografica, Samyphone, dopo essere stata pubblicato per lungo tempo dalla Pathé.
Tra il 1942 e il 1964, Samy compone un repertorio di canzoni popolari conosciute in tutto il Maghreb. Da un lato, influenzato da Salim Halali di cui ammira la voce, riprende dei canti tradizionali, in particolare i vecchi qassidat di Sidi Qaddour Al ‘Alami, di Cheikh Bouazza, di Bensliman e di altri grandi tenori della poesia di malhoun. Dall’altro, compone una musica popolare con influenze tradizionali, sui motivi del malhoun o del hawzi.
Effettua molteplici tournées, soprattutto in Algeria, dove si esibisce con l’orchestra sinfonica di Radio Algeri.
Emigra in Canada nel 1960. A quel tempo, la comunità sefardita di origine marocchina cresce d’importanza a Montreal e Samy El Maghribi diventa nel 1967 il primo hazan (cantore) della sinagoga ispano-portoghese Shearith Israel. Resterà in carica per 16 anni.
Nel 1984 lascia Montreal e va a vivere ad Ashdod, in Israele. Fonda il Merkaz Piyyout Veshira, un centro di musica sefardita dove insegna come direttore pedagogico dal 1988 al 1994 e dirige una corale studentesca che diventerà più tardi l’Orchestra Andalusa di Israele. Il 27 aprile 2005, Samy Elmaghribi partecipa ad un concerto in onore della sua carriera di cantante e d’insegnante. L’evento, che si svolge all’Opera di Tel Aviv, segna anche il decimo anniversario dell’Orchestra Andalusa di Israele.
Torna a vivere a Montreal nel 1996, ma continua a viaggiare per il mondo ed a partecipare a molti importanti eventi musicali, come il Festival di Canto Gharnati a Rabat e Oujda (1999) ed il Festival Arabo-Andaluso a l’UNESCO (Parigi 2000). Nel 2006 è l’invitato del popolare programma televisivo Shada al alhan, la cui registrazione diventa virale su YouTube.
Negli Stati Uniti lavora per un certo periodo come cantore della sinagoga sefardita « Beit Yosef » nel New Jersey e insegna liturgia sefardita, tra l’altro alla Yeshiva University di New York.
Muore il 9 marzo 2008 a Montreal.
UN GENIO MUSICALE
Samy Elmaghribi ha saputo unire la tradizione e la modernità, il sacro ed il profano, Ebrei e Musulmani.
La sua musica incorporava la quintessenza dell’eredità musicale giudeo-marocchina e andalusa. Aveva un’erudizione musicale unica che si rifletteva nella sua perfetta padronanza dell’ebraico e dell’arabo classico. Fu il primo a trascrivere la musica andalusa. Ne ha studiato il repertorio per formare dei melomani nella tradizione della poesia cantata giudeo-marocchina, dei piyoutim, del malhoun e del matrouz, dei noubas del gharnati, del mou’al marocchino, del cha’âbi algerino e del hawzi.
Padroneggiava e combinava armoniosamente quattro generi: la canzone popolare marocchina antica e moderna, il canto classico andaluso ed il canto liturgico, ai quali ha incorporato delle melodie dalla Turchia e dall’Europa centrale.
Ha seguito la strada già tracciata da altri prima di lui all’inizio del XX secolo, in particolare da Edmond-Nathan Yafil, che pubblicò il suo Diwan El Aghani Min Kalam El Andalous nel 1905, e da David Iflah, considerato il “Decano” della musica andalusa e rispettato dai suoi pari ebrei e musulmani.
Tuttavia, a differenza di coloro che lo hanno preceduto, ha applicato sistematicamente la sua arte sperimentando e registrando musica in ciascuno dei generi che compongono il repertorio musicale giudeo-arabo-andaluso. Il suo genio risiedeva nella sua capacità di attingere al vasto opus musicale degli undici nouba della musica andalusa ogni volta che voleva comporre nuove melodie. La sua intima conoscenza dei 5 movimenti di ciascuno dei nouba gli ha permesso di estrarne melodie di facile interpretazione, sia in ambito religioso che secolare.
Grazie alla sua conoscenza musicale enciclopedica, poteva facilmente discernere le sfumature tra la musica classica andalusa ed il genere gharnati.
Samy si è recato ad Algeri negli anni ’50 per ascoltare grandi maestri come Dahman Ben Achoure o Reinette l’Oranaise e per assorbire i toni unici dell’interpretazione algerina della musica gharnati. In seguito avrebbe tratto ispirazione da questa forma di musica non orchestrale per dirigere dei servizi nelle grandi sinagoghe di Casablanca, Parigi, Gerusalemme e Montreal. Le sue interpretazioni di Kol Nidré sono rinomate per la loro potenza e la delicatezza delle loro intonazioni. «Mai un ebreo maghrebino ha avuto così tanta influenza su un repertorio musicale visto principalmente come dominio esclusivo degli arabi ». (Avraham Elarar, presidente della fondazione dell’Orchestra Andalusa di Israele).
La sua interpretazione di canzoni popolari, i qassidat, e le sue canzoni dallo stile riconoscibile tra tutte sono rimaste impresse per sempre nei cuori di una comunità sparsa per il mondo, ed anche in quello delle nuove generazioni che canticchiano le sue melodie. , anche se non ne capiscono sempre le parole e il significato.
Samy è riuscito a unire Ebrei e Musulmani attraverso l’amore per il canto, contribuendo così alla visione della pace nei tempi futuri.
Fonti:
- “Hommage à Salomon Amzallag Z’L, interprète et, auteur-compositeur, musicien et cantor” (compilazione di testimonianze e di articoli dopo la sua morte. Archivio : A_1873)
- Samy Al-Maghribi, “le chanteur de l’émotion” Le monde, 29 mars 2008
- Portrait de Mr Samy El Maghribi, Juif du Maroc
- Cantor Salomon Amzalag – Samy El Maghribi
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