Di Bruno Giner
Editions Delatour France, Aprile 2019, 258 p.
Nel 2010 Bruno Giner ha completato il suo primo libro in francese sull’uso e la strumentalizzazione della musica nel sistema dei campi di concentramento nazisti: Survivre et mourir en musique dans les camps nazis. Da quel momento ha continuato la sua ricerca, ha tenuto numerose conferenze ed ha condotto molti dibattiti pubblici (pre-concerti, sessioni scolastiche, concerti di lettura) su questo tema.
Queste diverse esperienze hanno contribuito alla sua riflessione e gli hanno permesso di approfondire e sviluppare un tema che suscita ancora molti interrogativi: che ruolo ha occupato la musica in un simile contesto: un ruolo artistico? Un ruolo storico? Una forma di resistenza o, al contrario, una forma di collaborazione? Una sottomissione ai carnefici od una possibilità di sopravvivenza? I musicisti erano privilegiati e perché? Ci si può salvare la vita suonando una melodia di violino o canticchiando una semplice canzone? La solidarietà tra i musicisti ha avuto un ruolo e qual è stato?
A tutte queste richieste, le risposte non sono né semplici né univoche. Tutte le contraddizioni sono esistite o coesistite e, a seconda del periodo o del luogo, il meglio e il peggio dell’animo umano possono essersi sfregati o addirittura giustapposti. Bruno Giner non ripropone semplicemente il libro del 2010, ma piuttosto una nuova edizione, corretta, modificata ed ampliata. Attraverso un’agghiacciante descrizione del sistema dei campi di concentramento nazisti, l’autore mostra come la musica, espressione di estetismo e bellezza, possa essere deviata verso gli istinti più bassi e l’orrore assoluto.
Un libro salutare contro la banalità del male…
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